E’ incredibile l’ipocrisia italiana sulla morte di Sergio Marchionne. Mi viene quasi da apprezzare chi, anche oggi, nonostante la sua prematura scomparsa, tace.

Marchionne è stato odiato, come pochi manager in Italia. Almeno dalla fine degli anni 70 in poi. Parliamoci chiaro, il fenomeno Landini, ve lo ricordate, coccolato da tutte le Tv e giornali, nasce proprio come interprete del ‘sindacalista buono’ in contrasto con il manager spietato e affamatore di diritti.

Qualcuno si ricorda i titoli di Repubblica e non solo ovviamente sul “Patto disuguale” riferito al referendum sul nuovo contratto di Fiat a Mirafiori e in Italia? Vi ricordate tutte le pippe sulla “negazione dei diritti” che quel contratto avrebbe previsto. Non capendo che quel contratto salvava le fabbriche in Italia.

E quando nel gennaio del 2015, Marchionne disse di assumere mille dipendenti a Melfi con l’interinale e che li avrebbe confermati solo al via libera del jobs act, che cancellava l’articolo 18?

Ecco, secondo voi, è questo un manager che può tanto essere celebrato dal giornalista e opinionista unico in questo paese?

Marchionne è l’anti decreto dignità, è l’anticonvenzionalismo, è l’anti establishment, nel senso matteiano del termine, e cioè lo ha sempre utilizzato (l’establishment) come un taxi, prendendolo al volo quando gli era utile, e mollandolo quando non serviva più.

Tutto in funzione del rispetto e della religiosa condivisione di una missione che era solo aziendale.

E’ stato un grande manager, ha sempre comandato da solo, riposi in pace.

In questo breve video, un ricordo di alcune delle sue più controverse (e giuste) decisioni, contestate da molti, che oggi fischiettando fanno finta di nulla. Meglio tacere.

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