Comrat - veduta - Di Федя Кузнецов:) - Opera propria, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=38271382

 

Turchi ortodossi? Sembra impossibile ma esistono. In un mondo sempre più esposto a fenomeni di radicalizzazione sia in ambito politico che religioso, con gli estremismi diventati purtroppo una triste attualità, esistono rari esempi in cui il problema della stabilità sociale e della convivenza pacifica di un popolo diventa più importante della religione stessa. E’ il caso dei gagauzi che alla fine del XVIII - inizio del XIX secolo migrarono dalla Bulgaria orientale verso nord occupando quello che è attualmente il loro habitat, insediandosi in circa mezzo secolo (in pratica fino al 1846), nella Bessarabia meridionale da cui i Russi avevano scacciato le ostili tribù nogai, tatari di fede musulmana. Disco verde alla loro migrazione da parte della Russia che desiderosa di popolare il territorio recentemente conquistato e in parte rimasto desertico, li incoraggiò nel suo ripopolamento purchè abbracciassero la fede cristiana ortodossa.

(Sopra) Unità territoriale autonoma della Gagauzia in Moldova a maggioranza turcofona, con una popolazione di circa 155 mila abitanti spalmati su una superficie di 1832 chilometri quadrati. (sotto) Komrat, capitale della Gagauzia, una città di poco più di 23 mila abitanti.

Nel corso del XVIII secolo, in conseguenza dell'espansione russa verso il Mar Nero, asburgica nei Balcani e franco-inglese nel Mediterraneo, l’Est Europa conobbe gravi conflitti militari che si protrassero fino al XIX e XX secolo, in concomitanza con l'indipendentismo slavo e greco. La guerra di Crimea fu un conflitto combattuto negli anni 1853 -56, tra l'Impero Russo e un'alleanza di Stati composta da Impero Ottomano, Francia, Gran Bretagna, Regno di Sardegna. Il conflitto nato dalla disputa sui luoghi santi tra Francia (sostenitrice del controllo cattolico) e Russia (sostenitrice del controllo ortodosso), rientra nelle complesse vicende della questione orientale. La guerra si concluse con il Congresso di Parigi del 1856 che stabilì le basi per l'autonomia di Moldavia e Valacchia; la smilitarizzazione del Mar Nero e la cessione da parte della Russia della zona della foce del Danubio (Bessarabia meridionale) a favore della Moldavia. Questo punto del trattato è stato poi clamorosamente disatteso con l’accesso negato della Moldova al mare (leggi ‘Moldova senza mare: un altro errore storico’ (in http://www.genius-online.it/author/giordano-cevolani/)

La Moldavia, divenuta un principato indipendente già nel 1359, disponeva già a quel tempo di tutti gli attributi di uno stato sovrano, compresa la simbolistica. Lo stemma di Stato diventa con il tempo l’aquila bizantina al naturale, con la coda dell'aquila tripartita, a simboleggiare le tre componenti della Moldavia: i Gagauzi del sud, i Moldavi veri e propri, e gli slavi della Transnistria.
Della Moldova e in minor misura della Transnistria ne sappiamo abbastanza, ma della Gagauzia conosciamo ben poco.

La bandiera della Repubblica di Moldova con al centro la coda tripartita dell’aquila che simboleggia le tre componenti della repubblica: i Gagauzi del sud, i Moldavi veri e propri, e gli slavi della Transnistria.

La Gagauzia è una regione della Moldavia a maggioranza turcofona, con una popolazione di circa 155 mila abitanti spalmati su una superficie di 1832 chilometri quadrati . Questa piccola nazione era precedentemente soprannominata "l'unità di guardia dell'impero bizantino” e ha conservato la sua fede sotto il giogo ottomano, anche se la sua popolazione è di etnia turca. I gagauzi sono i discendenti di tribù turche che, spinte da altri invasori, si sono installate, durante il Medio Evo, a sud del delta del Danubio.

Quando nel 1812 la Bessarabia fu occupata dalla Russia, nel Sud vivevano ancora delle tribù di tartari, chiamati “nogai”, che furono costretti ad abbandonare il territorio. Dopo il loro allontanamento, i russi avevano ricolonizzato la Bessarabia meridionale con i gagauzi di fede ortodossa provenienti dalla Bulgaria orientale. Questa zona non è mai stata separata dalla regione madre della Bessarabia, con l’eccezione di soli cinque giorni nel 1906, quando una rivolta contadina si concluse con la proclamazione della “Repubblica autonoma di Comrat”. Quindi, il sud della Moldova ha avuto la stessa sorte della Bessarabia: prima sotto la giurisdizione della Russia dal 1812 al 1917, poi della Romania dal 1918 al 1940 e dal 1941 al 1944, quindi sotto l’Unione Sovietica nel 1940-41 e dal 1944 al 1991. Nel dicembre 1990 il movimento separatista, attivo in questa zona e sostenuto dalle autorità di Mosca, ha proclamato nelle città di Comrat, Ceadâr-Lunga e Vulcaneşti, situate nel Sud della Moldova, la cosiddetta Repubblica autonoma di Gagauzia. Nel 1994 il Parlamento di Chişinău, con la maggioranza formata dal partito agrario, ha riconosciuto la sua autonomia con una clausola: se la Moldova decidesse di unirsi alla Romania, la Gagauzia avrebbe diritto all’autodeterminazione. Così, quando la Moldova, proclama la sua indipendenza all’inizio degli anni ’90, i gagauzi, contrari all’adozione del rumeno come unica lingua del paese, proclamano su circa il 10% del territorio della Moldavia una loro repubblica.
Le forti tensioni che nascono tra le autorità centrali moldave e i gagauzi non si placano se non quando la Moldova rifiuta nel mese di marzo del 1994, via referendum, il progetto che la vedeva unificarsi alla Romania. La concessione di un'ampia autonomia con uno statuto speciale, ha evitato guerra e secessione, come invece è avvenuto nel 1992 con la Transnistria

(vedi http://www.rivistalagazzettaonline.info/articolo/1207/la-transnistria-si-apre-allue)

Il territorio si compone di un corpo centrale che si sviluppa attorno alla capitale Comrat, e tre enclavi (regioni interamente comprese all'interno di uno Stato, che però appartiene ed è governata da un altro Paese) nella Moldavia meridionale, l'area di Vulcanești, la più grande, nell'estremo sud della Moldavia; l'enclave di Copceac, un piccolo rettangolo di terra; e l'enclave più piccola, quella di Carbalia, dalla forma grossomodo romboidale. Il territorio della Gagauzia è completamente pianeggiante, con altitudini mai superiori ai 200m s.l.m.e la base dell’economia è la viticultura con l’agricoltura che rappresenta il 70% del PIL. E nel 2016 la Gagauzia ha votato in modo schiacciante nel referendum contro l'integrazione con l'Unione Europea. Il più alto rappresentante della Gagauzia, che dirige la struttura del potere esecutivo, è il Governatore della Gagauzia (rumeno: Guvernatorul Găgăuziei; gagauzo: Bashkan). Viene eletto dal popolo a suffragio universale con un mandato di quattro anni, ha potere su tutti i corpi amministrativi della Gagauzia ed è anche un membro del Governo moldavo.

(A sinistra) localizzazione della Gagauzia con un corpo centrale attorno a Comrat e tre enclavi (Vulcanesti, Carbalia e Copceac). Il territorio è completamente pianeggiante, con altitudini mai superiori ai 200m s.l.m. e si sviluppa nel contesto della bassa Bucovina, tra gli estuari dei fiumi Dniestr e Danubio-Prut. (a destra) divisione amministrativa della Gagauzia.

E’ un dato di fatto che i gagauzi siano rimasti, in modo coerente, in sintonia con Mosca e anche l’ultimo governatore (bashkan) - Irina Vlah, ha ribadito a più riprese la sua vicinanza alla Russia.

L'Assemblea Popolare della Gagauzia (GPA) riunita nel dicembre 2017 a Comrat in occasione del 23° anniversario della creazione dell'unità amministrativa territoriale della Gagauzia, ha criticato aspramente il Parlamento moldavo reo di non rispettare adeguatamente i progetti di legge relativi allo status giuridico speciale dell'autonomia di Gagauzia.
Nel suo discorso di fine dicembre 2017, il presidente della Moldova Igor Dodon, accompagnato dai parlamentari gagauzi eletti al Parlamento nella lista del Partito Democratico e del Partito dei Socialisti, ha dichiarato che la legge sullo status giuridico speciale della Gagauzia (Gagauz-Yeri) deve essere pienamente soddisfatta e affermato che la legge sullo status giuridico speciale della Gagauzia datata 23 dicembre 1994 non è stata del tutto rispettata. Organizzazioni internazionali come il Consiglio d'Europa e l'OSCE, insistono sull'adozione di queste leggi per armonizzare la legislazione della Repubblica con le leggi sullo status di autonomia.
Tuttavia, molti emendamenti non concordati con i rappresentanti della Gagauzia sono stati introdotti nei documenti. In particolare, il Parlamento non ha accettato che la Gagauzia ottenesse un livello separato di autorità statale e ha sostituito la nozione di "livello separato" con "status speciale", che è ancora previsto dalla legge del 1994.

I problemi dell’autonomia e del federalismo sono talmente sentiti dal piccolo stato che questi sono stati i temi degli incontri a settembre e novembre 2017 con il presidente Arno Kompatscher presidente della provincia autonoma di Bolzano di una delegazione della Gagauzia, costituita di rappresentanti del mondo amministrativo, accademico e civile, in visita di studio in Alto Adige per approfondire le tematiche legate all'autonomia e alla tutela delle minoranze. La visita della delegazione accompagnata dall’ambasciatrice italiana dott.ssa Valeria Biagiotti in Moldova, promossa da organizzazioni non governative con il supporto dell’OSCE è stata l'occasione per raccogliere informazioni sull'attuazione pratica dell'autonomia altoatesina utili ad elaborare successivamente proposte applicabili in Gagauzia. Al centro del colloquio, oltre l'autonomia che riguarda entrambi i territori, le tematiche economiche, con particolare attenzione al turismo e all'agricoltura. E’ senz’altro utile rilevare che la Gagauzia gode già di un buon livello di autonomia, con un proprio sistema scolastico e il riconoscimento della madrelingua.

La Bashkan Irina Vlah dell’Unità territoriale autonoma della Gagauzia e il Presidente della Provincia Autonoma di Bolzano Arno Kompatscher , nell’incontro del 29 novembre 2017 con la delegazione gagauza accompagnata dall’ambasciatrice italiana in Moldova dott.ssa.Valeria Biagiotti, in visita di studio in Alto Adige con il supporto dell’OSCE.

I rapporti della Gagauzia con il governo centrale non sono certo idilliaci anche a seguito dell’apertura l’8 dicembre 2017 di un Ufficio di collegamento NATO a Chisinau. Il vice segretario generale della NATO Rose Gottemoeller e il primo ministro della Moldavia, Pavel Filip, hanno supervisionato l'apertura che ha visto ritardi per oltre due anni.

"L'ufficio avrebbe dovuto essere aperto nel 2015", ha detto ad Euronews l'analista politico moldavo Mihai Popsoi, "ma a causa dell'instabilità politica e poi a causa di un lungo ritardo tecnico, è stato inaugurato solo a dicembre 2017. Ciò ha indotto a pensare che il governo non fosse davvero propenso ad aprire l’Ufficio.

La Nato, da parte sua, ha più volte ricordato attraverso le parole del suo segretario generale Jens Stoltenberg come la sovranità e l’indipendenza della Moldova non siano in discussione ma che neutralità non significa isolazionismo. La collaborazione si gioca su temi di reciproco interesse, come la sicurezza. Una nuova stoccata alla Russia, che fa seguito all’espulsione di cinque diplomatici russi dalla Moldova. Chișinău accusa i diplomatici di Mosca già espulsi dal paese di reclutare combattenti per il Donbas e il Cremlino potrebbe puntare proprio sulla Gagauzia per contrastare la minoranza antirussa dei tatari.

2018, anno della Moldova? Le elezioni nella piccola repubblica coincidono con il centenario dell’Unirea, che rinnova il mito della Grande Romania. E per uno Stato come la Moldova che ha da più di 25 anni problemi interni di convivenza con la Gagauzia e la Transnistria, due realtà molto vicine a Mosca che hanno a più riprese manifestato una forte opposizione ad ogni forma di avvicinamento alla Romania pena la richiesta della loro indipendenza da Chisinau, l’aria che si respira è che la cautela sia d’obbligo per non compiere altri passi falsi oltre quelli già commessi in passato.