"Nessun dittatore deve sottovalutare la determinazione e la risolutezza degli Stati Uniti". Lo ha detto il presidente americano Donald Trump in occasione della sua recente visita in Giappone. E come tutti i dittatori che si rispettano, Kim Jong-un, avendo come scopo primario la permanenza al potere ed essere riconosciuto dal popolo come l´unico capace di proteggerlo dalle minacce esterne del nemico, all´uopo gli USA, classificati come il Paese del male, si sente autorizzato a portare avanti il programma di armamento nucleare, come se fosse il prescelto a capitanare la “Missione salvezza”, non quella che fa parte della Chiesa di Cristo ( Ministero dell’Assemblea Apostolica della fede in Cristo Gesù), ma quella che riguarda la propria permanenza al potere.

Tutto sommato, il potere nucleare nordcoreano potrebbe distruggere a sorpresa una piccola area degli USA, prima che questi facciano scomparire dalla faccia della terra la Corea del Nord e dintorni, tanto è il divario del potere di fuoco nucleare tra le due nazioni.

E Kim Jong-un lo sa bene, ma tutto ci fa credere che il giovane satrapo nordcoreano stia furbescamente usando queste sue minacce come forte moneta di scambio per raggiungere il proprio obiettivo, ovvero un accordo diplomatico, questa volta partendo da un punto di forza maggiore che non nelle precedenti occasioni, poi fallite.

Dal canto suo, Donald Trump, fortemente criticato anche dai propri sostenitori, sia per il modo confusionario con cui gestisce la cosa pubblica, sia per l´esonero sistematico dei più intimi collaboratori, deve ricorrere ad un nemico esterno, comune, per distogliere dalla propria persona l´attenzione del popolo americano.

A questo punto, la citazione: “nemici ma non troppo”, calza in pieno ai due personaggi, definiti dalla stampa occidentale come nella narratologia delle fiabe e dei romanzi cavallereschi: Trump - protagonista (eroe bravo) e Kim Jung-un – antagonista (antieroe cattivo).

Ci spieghiamo: entrambi i personaggi adottano la tattica del cavallo pazzo*, dal momento che si è scientificamente dimostrato che qualsiasi strategia pianificata prima o poi raggiunge una fase di stallo. Conseguentemente, essi fanno finta di volersi aggredire reciprocamente, a qualsiasi costo, da un momento all´altro, mostrano gli artigli - lancio di missili nordcoreani, da una parte, e squadra navale americana spiegata in grandi manovre, dall´altra, poi entrambi mitigano azioni e minacce per ricominciare nei successivi attacchi.

Se una delle due parti ci casca, ovvero si convince che l´altra parte fa sul serio ed inizierà una vera offensiva nucleare, farà un passo indietro e tornerà a più miti consigli, cedendo dalle proprie posizioni. Obiettivo raggiunto! In sostanza, così facendo, i due nemici si aiutano a vicenda contribuendo entrambi al raggiungimento dei rispettivi obiettivi.

E se nessuna delle due parti si intimidisce? A questo punto, solo Russia e Cina, al momento neutrali, potrebbero porre la parola fine a questo scherzare col fuoco ed è a costoro che i nostri due preoccupanti personaggi (eroe e antieroe) dovrebbero rivolgersi per affidare la soluzione del loro problema. Varrebbe la pena ricordare, all´uopo, a Trump e Kim una vecchia citazione: “troppo spesso non diamo attenzione ai nostri amici per dedicarla ai nostri nemici”.

*Cavallo Pazzo fu l’unico capo indiano a contrastare con successo la superiorità numerica e tecnologica dell’esercito degli Stati Uniti. La sua tattica era elementare ed efficace: puntate improvvise e rapide ritirate.