Conosciuta anche come cicoria asparago, la catalogna si contraddistingue per un gusto propriamente amarognolo ed è per questo motivo che generalmente viene cucinata con particolari ingredienti che tendono ad attenuare questa sua caratteristica.

Una certa similitudine la possiamo riscontrare, non solo nel nome, ma nel gusto amaro che il recente contestato referendum ha lasciato in Catalogna, già "Marca di Spagna", ovvero l´insieme delle Contee catalane che oggi costituiscono la regione più industrializzata della Spagna.

Un gusto amaro davvero, dovuto all´intemperanza delle due parti in causa; il Governo centrale e quello regionale.

Il primo, per la spropositata, a detta di più parti, reazione contro i catalani indipendentisti, il secondo, per l´arroganza e la presunzione che tutto si possa ottenere attraverso l´”urnocrazia”.

Votare è democratico, è l´espressione della democrazia, ma a condizione che si rispettino le norme di diritto che la sorreggono. Possono esistere leggi senza democrazia, ma non democrazia senza leggi!

Ad un attento esame, si può affermare che Madrid, sebbene abbia reagito energicamente, sia rimasta dentro i parametri della legge; l´art.155 della Costituzione autorizza il governo nazionale a sospendere qualsiasi governo regionale autonomo nel caso in cui questi violi norme di legge o mini gli interessi nazionali. E non dimentichiamo infine l´estrema possibilità, sempre prevista dalla legge, di dichiarare lo stato di emergenza da parte di Madrid, con conseguente sospensione delle garanzie costituzionali e imposizione della legge marziale.

Il referendum del 1º ottobre è stato indetto in aperta violazione della Costituzione spagnola che garantisce i diritti fondamentali e la convivenza pacifica di tutti gli spagnoli e dello Statuto di Autonomia della Regione catalana, che prevede la maggioranza di due terzi per la riforma dello stesso.

Detta riforma è stata varata illegittimamente il 6 settembre scorso da una maggioranza parlamentare, lontana dai due terzi necessari, e che, a conti fatti, ha numericamente meno voti dell´opposizione.

La riforma è stata realizzata, inoltre, senza seguire le procedure parlamentari previste, con netta violazione dei diritti fondamentali degli oppositori e ignorando le disposizioni del Tribunale Costituzionale e del Consiglio di Garanzia Democratica (istituito per proteggere la legge catalana).

Gli indipendentisti sbandierano il diritto dell´autodeterminazione, un diritto, però, che, come più volte ricordato, l´ONU riconosce soltatnto ai paesi colonizzati o oppressi. E non è certamente il nostro caso, tant´è che ad oggi nessuna nazione o Organo internazionale ha manifestato la possibilità di riconoscere il nuovo Stato catalano e l ´UE, oltre che rimanere a fianco del governo centrale, ha dichiarato che negherebbe l´entrata della Catalogna nel blocco, in caso di dichiarazione unilaterale d´indipendenza.

Giá un secolo fa la Suprema Corte americana aveva stabilito, nei confronti del Texas, il principio dell´unità e dell´indivisibilità territoriale. Ancora sulla stessa base fu, a suo tempo, negato il diritto all’autodeterminazione, al Katanga, al Biafra e ai Kurdi del Kurdistan dell’Iraq. Anche recentemente, la Corte Costituzionale tedesca ha convalidato lo stesso principio nei confronti della Baviera.

Votare è un atto di democrazia, lo ripetiamo, ma non quando si violano arrogantemente le leggi in spregio allo Stato di diritto. Quando ciò accade muore la democrazia e ci si ritrova nell´ anarchia.

di Redazione