Dopo un’avvisaglia di maltempo le temperature sono risalite e la domenica si va ancora al mare. Se non per fare il bagno almeno per crogiolarsi al sole ed intrattenersi a pranzo, tra una spigola al forno e una frittura di pesce nei tanti ristoranti che animano il litorale. In questa città baciata dal clima temperato, si guardano in tv le tragedie metereologiche come se fossero dei film. Talmente lontani dai tropici, da non lasciar capire a fondo la tragedia umanitaria causata dagli uragani Irma, Maria e Josè. Anche qui la natura manifesta la sua indomabilità, ma sempre come risposta all’uomo che la trascura.

Se non rispettata la sua reazione è inesorabile e ancora una volta si è fatto questo errore. A Livorno è bastato il piccolo Rio Ardenza a ricordare all’uomo che con la natura non si scherza. Maltrattato dall’interramento e non pulito alla sua foce, quello che all’apparenza è un piccolo fiumiciattolo si è trasformato in uno strumento di morte. Le piogge torrenziali e straordinarie cadute in una sola notte hanno allagato intere zone della città. La polemica è ancora in atto, tra chi dice che bisognava prevederle e chi dice che non era possibile. Il solito scarico di responsabilità, triste indice di una falla nell’efficienza del sistema. Il piccolo fiume, trasformandosi in un gigante senza pietà, ha spazzato via come foglie secche un’intera famiglia ed un totale di otto persone, che non hanno nemmeno avuto il tempo di chiedersi il perché. Dietro tutte le polemiche e le pantomime invece il perché appare abbastanza chiaro, ed è da rintracciarsi nella mancata programmazione sulla gestione del territorio. Nell’insufficiente impiego di fondi impiegati nella prevenzione del rischio idrogeologico, che sarebbe fondamentale per un paese come il nostro.

Per il resto del paese si è trattato solo di un paio di giorni di maltempo, anche qui a Roma dove le temperature degli ultimi giorni autorizzano a sperare nell’Ottobrata Romana. Il termine gergale, indica un prolungamento quasi estivo delle condizioni climatiche, ma che non si manifesta tutti gli anni. Intanto tutt’intorno nella campagna Romana, come da 1800 anni a questa parte è tempo di vendemmia, con il vino Laziale che di anno in anno sta recuperando consensi. Quest’anno la gelata di aprile ha inciso sulla resa delle uve compromettendone il 40%, di contro però la qualità dei vini prodotti si annuncia come quella di una ottima annata. Le iniziative intorno alla vendemmia si moltiplicano e sono in tanti a partecipare attivamente, grazie alle diverse cantine che propongono giornate all’aria aperta tra gli splendidi colori dell’autunno in arrivo. La raccolta dell’uva diventa solo un pretesto per magnifiche gite fuori porta, all’insegna dei prodotti tipici della natura e della convivialità, sempre garantita dal mondo contadino.

Tra le mura cittadine intanto cresce il malcontento della popolazione, esasperata dalle continue barbarie ormai all’ordine del giorno. Una rapida escalation di stupri e violenze sessuali ha investito Roma. Gli episodi si sono susseguiti per una settimana con cadenza giornaliera. Un’indecenza che forse stavolta potrebbe veramente sortire qualche effetto positivo. Quando si tocca il fondo non si può che risalire, ed è questo che devono aver pensato nella stanza dei bottoni allarmati dall’onda di indignazione popolare. La situazione è al limite e certamente bisogna correre ai ripari.

A Guidonia piccolo comune dell’Hinterland romano, la guerriglia notturna che si è scatenata tra gli abitanti e i Rom, deve aver acceso un campanello d’allarme. Alla guida di un furgone uno degli occupanti del campo nomadi si è prodotto in scorribande notturne nella zona, mettendo a repentaglio la sicurezza delle persone. Attraverso un rapido passaparola, gli abitanti della zona sono scesi in strada organizzando barricate e sassaiole. La polizia ha impiegato tutta la notte per sedare quella che a tutti gli effetti, è stata una rivolta della gente comune contro il degrado. L’eco del disagio deve essere giunta finalmente in parlamento, dove tra gli scranni avranno pensato che forse è il caso di metter mano alla situazione prima che la gente gli chieda il conto per davvero.

Però si può fare di necessità virtù, ed allora ecco subito pronto il “tavolo straordinario” per rilanciare Roma. Un accordo tra le istituzioni per contrastare i temi caldi che hanno reso la città invivibile, dall’immigrazione incontrollata, ai rom, alla sicurezza nelle strade. Un cantiere di misure straordinarie da mettere in programma per risollevare il tenore di vita e l’immagine di Roma, che l’incuria ha fatto scivolare ai minimi storici mai registrati dall’impero romano ad oggi. Situazione che ha causato la migrazione verso Milano di tante aziende e multinazionali, una tendenza che adesso si vuole contrastare per mantenere Roma come punto di interesse nazionale, evitando che diventi solamente un meraviglioso museo a cielo aperto. Viste le esperienze del passato, si spera che tutte le mirabolanti proposte che presto seguiranno non siano solamente promesse buttate nel nulla, da utilizzare magari per la campagna elettorale imminente. Meglio non pensarci troppo e seguire il corso degli eventi senza aspettarsi troppo.

Per distrarsi si può approfittare del calendario delle mostre in programma, che per ottobre al Museo dell’Ara Pacis prevede la mostra “Hokusai sulle orme del Maestro”. Circa 200 opere verranno mostrate a rotazione in misura di 100 alla volta per motivi conservativi legati alla fragilità delle silografie policrome provenienti dal Chiba City Museum of Art e da importanti collezioni giapponesi. Alle scuderie del quirinale invece, verrà allestita la mostra “Picasso tra Cubismo e Classicismo 1915-1925”. Una raccolta di più di cento capolavori tra tele, gouaches e disegni oltre a fotografie, lettere autografe e altri documenti attentamente selezionati dal curatore Olivier Berggruen con Anunciata von Liechtenstein. Ce n’è abbastanza per distrarsi sperando che questo autunno appena iniziato, segni finalmente l’inizio del cambiamento che Roma merita.