Successo annunciato per Bererosa 2017

Anche quest’anno Bererosa si è svolto nei saloni di Palazzo Brancaccio. Non si dispongono ancora i numeri ufficiali ma a giudicare dal colpo d’occhio e dalla folla che gremiva le sale, anche per l’edizione 2017 si può già stabilire che è stato un successo. La presenza di pubblico nelle ore centrali della manifestazione potrebbe aver facilmente superato i 3500 passaggi registrati nell’edizione passata. Un popolo eterogeneo quello dei vini rosati, che esercitano diffusamente il loro appeal anche tra wine lovers più giovani e pubblico femminile. Questo però non deve trarre in inganno facendo pensare a una scarsa qualità. Negli ultimi anni il livello della produzione è notevolmente migliorato. Se prima molte aziende facevano il proprio rosato solamente per completare la gamma dei loro prodotti, oggi non è più così. I nuovi Rosati sono vini pensati e non lasciati al caso. Le uve impiegate insieme alle tecniche di vinificazione sono in funzione di un risultato teso alla qualità, che però in diversi casi ancora non riesce a centrare gli obiettivi prefissati. In tal senso i numeri del mercato dei Rosati giustificano ampiamente lo sforzo dei produttori. Secondo Euromonitor International, il consumo mondiale dei vini rosati fermi e spumanti per il 2018 raggiungerà i 25 milioni di ettolitri. Europa e USA ne sono i maggiori consumatori. Bererosa anche quest’anno è riuscita a raccogliere il meglio di questa tipologia proveniente da tutto il territorio nazionale. Negli intenti di Francesco D’Agostino, direttore della rivista Cucina & Vini che firma la manifestazione, c’è quello di promuovere questa tipologia per coglierne a pieno la potenzialità. Le Aziende intervenute in larga parte hanno confermano i pensieri del direttore, disegnando un quadro generale del “fenomeno rosa” e dei suoi principali interpreti. Oltre duecento le etichette disponibili tra i banchi d’assaggio disposti nelle bellissime sale di Palazzo Brancaccio. Molteplici le possibilità di sperimentare territori e vitigni restituiti in rosa. Imperdibile senz’altro il Trentodoc, con la sua imponente batteria di altissima qualità che lascia al gusto personale il compito della scelta. Qui il Pinot Nero domina assoluto, nel Cavaliere di Revì come nei Rosè di Maso Martis e Endrizzi, mentre si unisce allo Chardonnay nelle bottiglie di Ferrari, sempre una garanzia e Balter il più accattivante. Prodotti di estrema godibilità per la loro freschezza giocata sui lieviti e la piccola frutta rossa. Misurata la presenza Piemontese ma di altissimo livello, come con la Biòca e il suo Ricciante da Freisa e Barbera, uno Charmat morbido e gustoso. Presente anche La Scolca da uve Cortese e Pinot Nero, diverso da ogni altro per via della decennale sosta sui lieviti che gli conferisce un personalità unica. Altra zona d’eccellenza per la spumantistica Italiana è la Franciacorta che da il suo meglio anche in rosato. Chardonnay e Pinot Nero per il Freccianera Rosè di F.lli Berlucchi, Le Marchesine e Uberti, solo Pinot Nero cento per cento per Ferghettina, che gioca le sue carte anche sul piano del design con una particolare e accattivante bottiglia. Rosato però non è sinonimo di bollicine, quindi ampio spazio anche ai vini fermi. Dalla Liguria il Mea Rosa di Lunae Bosoni, un Vermentino Nero in purezza di grandissima freschezza. Frutto e sapidità in tensione gustativa che invitano al nuovo sorso. Passando davanti ai vini Abruzzesi difficile rimanere indifferenti al colore del Cataldino. Il Rosato di Cataldi Madonna ottenuto da uve Montepulciano d’Abruzzo vinificate in bianco senza sosta alcuna sulle bucce. Qui il colore è proprio quello della spremitura che assume i toni della buccia di cipolla. Delicato, fruttato e di buona freschezza e persistenza. Per il veneto tra le tante opzioni il Bardolino Chiaretto della Cavalchina, prodotto dalle stesse uve dell’amarone. Grandissima qualità prezzo per un vino estremamente piacevole e di facile approccio. Il giro finisce in Puglia regione che con i rosati non delude mai. Cantine San Marzano con il Tramari da Primitivo, insieme al Nero di Troia di Giannattasio e al Girofle di Garofano da Negramaro dimostrano la propensione “rosè” di questo territorio. Per tutta la serata è stato vivo il confronto tra gli appassionati in sala. Lo scambio di note soggettive e il gradimento diversificato, ha mostrato quanto interesse c’è intorno al mondo dei vini rosati. Un’opportunità che i produttori cavalcano cercando di alzare l’asticella della qualità. L’obiettivo è quello di lavorare sulla credibilità di questa tipologia di vini, per metterli al riparo dal rischio di non essere solo una moda passeggera per i millennials.